venerdì 9 maggio 2008

CALORIE NEL MENU: da New York arriva la svolta salutista

La Grande Mela si schiera dalla parte della salute...e non solo e sempre da quella del business. «Non bisogna dimenticare che l’uomo è ciò che mangia». Così il lungimirante sindaco Michael Bloomberg ha riassunto la decisione per tutte le grandi catene della ristorazione americana (in testa McDonald’s, Dunkin’ Donuts e Starbucks) di esporre il numero delle calorie dei loro prodotti nei vari menu. Un frullato al cioccolato di McDonald’s contiene 1.160 calorie mentre un cheeseburger di Wendy’s ne contiene 980 e un piatto di guacamole di avocado con crocchette di mais di Chipotle (catena di fast food stile tex-mex) vale 750 calorie.
Nonostante la promessa di essere «sane» e «ipocaloriche», anche le insalate della maggior parte dei fast food arrivano fino a 823 calorie. Ecco dunque arrivare per New York questa nuova regola, volta ad arginare l’epidemia di obesità che affligge la popolazione, soprattutto tra giovani, poveri e minoranze. Il nuovo regolamento, che interessa tutte le catene con almeno 15 esercizi attivi nel territorio Usa, riguarderà circa 2.400 ristoranti nella sola Manhattan.
«La misura aiuterà i newyorkesi ad avere una maggiore consapevolezza di quello che mettono sotto i denti», ha incalzato Bloomberg, ideatore dell’iniziativa. Secondo studi ufficiali realizzati dal comune di New York, nei prossimi cinque anni l’etichettatura sulle calorie eviterà a 130mila newyorkesi di diventare obesi e a 30mila di ammalarsi di diabete.
In favore del provvedimento sono subito scesi in campo i media.

A partire dal New York Times, secondo cui soprattutto nei quartieri più poveri ogni mese si consumano ben 10 milioni di pasti fast food. Ma “gli incriminati” McDonald’s, Burger King, Kfc, Domino’s, Pizza Hut, Taco Bell tentano di insabbiare l’iniziativa, ribattendo che tutte le informazioni relative alle calorie sono già disponibili online e quindi non c’è alcun bisogno di stamparle sul menu. Ma secondo molte coscienze di New York la normativa dovrebbe contribuire a produrre una sorta di effetto «culturale» sul resto dell’America, dove l’obesità è considerata una delle emergenze sanitarie più gravi. Dare il buon esempio, quindi, anche se sarà difficile “educare” catene e consumatori alla responsabilità di alimentarsi.
Ma si intravede una luce: i responsabili dell’assessorato alla Sanità si sono detti convinti che la semplice pubblicazione sul menu delle calorie contenute nei cibi dovrebbe nell’arco di qualche anno contribuire a salvare milioni di vite umane.

Per i ristoratori l’obbligo è eccessivo

Nei confronti di questa normativa sembrano essere di ben altro avviso le associazioni newyorkesi dei ristoratori, per cui si andrebbe ad applicare la stessa politica della “trasparenza”.
«Non abbiamo nulla in contrario che i singoli ristoranti, che conoscono bene la loro clientela, procedano su base volontaria a fornire questo tipo di informazione» ha commentato il portavoce della associazione ristoranti Chuck Hunt. «Ma ci sembra eccessivo che le calorie debbano essere fornite per legge».
Nonostante la reazione di scetticismo generale alcune catene nazionali come Starbucks, Quiznos, Subway, Chipotle, Jamba Jus, Auntie Anne’s e Chevys hanno subito aderito all’iniziativa, altre (capitanate da McDonald’s) sono decise a dichiarare guerra alla legge che secondo gli addetti ai lavori rischia di minare i loro lauti profitti.



TRATTO DALLA RIVISTA: Italia a Tavola www.italiaatavola.net

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